Lo scontro alla Regione. Micciché, Musumeci non parla ai partiti e sbaglia

«Nello Musumeci sbaglia perché non parla con i partiti». C’è un nuovo passaggio nel confronto, che ormai è diventato uno scontro, tra il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, intervistato dal Corriere della Sera, e il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che stamane ha parlato con i giornalisti a margine della presentazione di una mostra di Arte contemporanea organizzata a Palazzo Reale dalla Fondazione Federico II.
Musumeci, critica Micciché che si oppone alla sua ricandidatura. E a stretto giro arriva la replica del presidente dell’Ars. «Nei confronti di Musumeci – dice – non ho niente. Parlo della persona. Lui continua a richiamare paragoni con Matteo Messina Denaro. Non ho mai pensato di paragonarlo al boss o a un rubagalline. Dico solo che ha sbagliato metodo. Si è convinto che potesse fare a meno dei partiti o avesse la forza per distruggerli. La coalizione gli ha chiesto sin dal primo anno di parlare con i partiti e con l’Assemblea. Si è rifiutato di farlo».
«Oggi lui dice: meno male che non ho parlato con i partiti altrimenti avrei fatto la fine di presidenti di passate legislature. E ci sta paragonando ad Antonello Montante e al suo sistema. È un’offesa. Io non l’ho mai paragonato ad alcun delinquente della storia. Ho sempre detto che il suo è un metodo troppo sbagliato. Viviamo in democrazia che ha il suo fondamento nei partiti, nel Parlamento e nella stampa. Lui odia i partiti, salvo poi cercarli per fare rieleggere.
«Se avesse fatto il presidente della Regione come andava fatto sarei felice perché nessuno mi toglierebbe la presidenza dell’Ars, il mestiere più bello che abbia fatto». È un’altra critica che Micciché ha rivolto a Musumeci. «Il fatto – aggiunge – che lui abbia convinto gli assessori, i quali non si sono dimostrati grandi uomini, che tutto si fa in nome del governo Musumeci e non dei partiti è
una cosa che non accade da nessuna parte. I nostri assessori purtroppo si sono piegati a questa volontà».
Micciché respinge l’accusa di avere «trattato» con l’opposizione, a cui avrebbe dato più spazio in aula, e spiega: “Intanto il presidente dell’Assemblea ha un ruolo di equilibrio. E poi la maggioranza si potrebbe garantire da sola mentre a dovere essere in qualche modo garantita è l’opposizione. Ma io non ho fatto inciuci con nessuno. Gli ho dimostrato perché dialogavo con l’opposizione. Era necessario per garantire le presenze in aula. Ieri, grazie all’opposizione, c’è stato il voto finale per cinque leggi che non venivano votate perché mancava il numero legale. Se chiedi all’opposizione di garantire la presenza non puoi farlo in cambio di una ‘timpulatà ma in base a un ragionamento, a una proposta e alla possibilità di lasciare spazio per iniziative dell’opposizione. Se la maggioranza avesse avuto la forza di vincere coi numeri io potevo fare a meno di avere questi rapporti continui».

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